lunedì, dicembre 26, 2005

Le polemiche sul Che sono parte della campagna contro Cuba

Le polemiche sul Che sono parte della campagna contro Cuba

Intervista esclusiva a Orlando Borrego

(14 dicembre 2005)


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Anticipiamo l'intervista a Orlando Borrego relativa alle polemiche su Ernesto Che Guevara che comparirà nell'inserto speciale di questo numero di Contropiano dedicato all'America Latina.

“Stanno cercando di demolire la figura del Che tenendo conto che tra poco sarà il quarantesimo anniversario della morte… C’ è una campagna contro Cuba e contro il Che rappresentata dal tentativo maniacale di mettere il Che contro Fidel e Fidel contro il Che. Questa tesi, vorrebbe contrastare e negare la grande e strettissima relazione che c’era tra questi due esseri umani. Ultimamente ho saputo di una cosiddetta polemica che ritengo assai poco costruttiva, soprattutto perché innescata da persone che si definiscono progressiste….Mi piacerebbe che non si producessero questo tipo di diatribe perché con queste polemiche non facciamo altro che dare armi al nostro nemico”. La conversazione con Orlando Borrego demolisce molti dei tentativi di attaccare la Rivoluzione Cubana attraverso polemiche strumentali della destra ma anche della “sinistra”.

In Italia, ma non solo in Italia, si è scatenata una polemica sulle opere e il pensiero di Che Guevara. L’impressione che se ne ricava è che sia una polemica diretta in realtà contro Cuba. C’è una polemica “da destra”, messa in campo dai vari Vargas Llosa etc. che descrive un Che ed una Rivoluzione Cubana come un gruppo di assassini o quasi. Ma c’è anche una polemica “di sinistra” – per certi versi più pericolosa – che cerca di mettere in contraddizione il Che e Fidel Castro sostenendo che il primo era “bravo” e il secondo no. In realtà ci sentiamo di affermare che Ernesto Che Guevara e Fidel Castro erano in simbiosi tra loro, avevano discussioni su varie questioni come tutti, ma hanno rappresentato, insieme a tanti altri, il progetto rivoluzionario cubano. Cosa ne pensi di queste polemiche?

R: Negli ultimi mesi mi hanno riferito di una campagna di polemiche in corso in alcuni paesi latinoamericani, ma anche in Italia, che rientra nella campagna mediatica contro Cuba e che coinvolge anche la figura del Che. Questa campagna non è nuova. Stanno cercando di demolire la figura del Che tenendo conto che tra poco sarà il quarantesimo anniversario della morte. Nel caso dell’America Latina, questa campagna ha visto un articolo di Alvaro Vargas Llosa (1). L’articolo in questione, prende spunto da un episodio avvenuto in un museo di New York dove Vargas Llosa ha incontrato un ragazzo che aveva una maglietta con l’effige del Che e il basco in testa. Vargas Llosa gli ha chiesto cos’è che ammirava nel Che e il ragazzo espose una decina di ragioni per cui ammirava il Che. A queste dieci motivazioni positive, Vargas Llosa ha replicato contestandole una per una e scatenando una vera e propria diffamazione del Che. E’ un articolo così infame che ho dovuto rispondere con un articolo uscito il 21 novembre su “Rebeliòn” con il titolo “Un bastardo allo scoperto” (2). In esso vengono documentate e demolire con prove convincenti tutte le infamie espresse da questo signore. Il suo è stato un articolo commissionato e pagato da qualcuna delle agenzie di intelligence statunitensi ed è parte della campagna in atto contro Cuba.

C’è poi un altro aspetto della campagna contro Cuba e contro il Che rappresentata dal tentativo maniacale di mettere il Che contro Fidel e Fidel contro il Che. Questa tesi, vorrebbe contrastare e negare la grande e strettissima relazione che c’era tra questi due esseri umani. Non si fa alcun riferimento all’enorme mole di prove scritte che dimostra la grande amicizia tra i due.

Uno dei personaggi che ha cercato sin dall’inizio di inventarsi un contrasto tra il Che e Fidel è Jorge Castaneda, ex ministro degli esteri messicano. A questo personaggio ho risposto in diverse occasioni. Scrissi un articolo su “Casa de las Americas” dove per la prima volta resi nota una lettera inedita del Che dopo che era andato via da Cuba e successiva alla famosa “Carta de espedida del Che” (la lettera di commiato del Che a Fidel, NdR) . In questa lettera il Che torna a sottolineare con forza la grande stima e amicizia per Fidel, una stima ideologica e politica. Con questo documento il sig. Castaneda fu smentito e azzittito pesantemente e decisamente.

Mi è accaduto poi in alcuni viaggi in vari paesi del mondo di incontrare persone con le idee molto confuse sulle relazioni tra il Che e Fidel. Per i casi della vita, io sono un testimone oculare di questa relazione tra Fidel e il Che e quindi mi sono visto obbligato a spiegare come stavano le cose e a smentire tutte le infamie che molte volte disorientano le persone oneste e in buona fede, infamie che vengono diffuse da giornalisti che definisco salariati dell’imperialismo.

E delle polemiche sul Che in Italia cosa ne pensi?

Ho visitato l’Italia diverse volte ma sono alcuni anni che non vengo in Italia, per cui non dispongo di tutte le informazioni che ho su altri paesi che visito più frequentemente sia in America Latina che in Europa. Ho alcuni amici di fiducia in Italia che mi hanno riferito di alcune cose che accadono nel vostro paese. Ultimamente ho saputo di una cosiddetta polemica che ritengo assai poco costruttiva, soprattutto perché innescata da persone che si definiscono progressiste.

Mi piacerebbe che non si producessero questo tipo di diatribe perché con queste polemiche non facciamo altro che dare armi al nostro nemico. Non sono affatto positive per chi si batte per un altro mondo possibile ed una società diversa.

In questa polemica ho saputo che stata coinvolta anche la compagna Aleyda Guevara che per me è “Aleydita” perché a lei mi lega una relazione quasi familiare, praticamente la conosco da quando è nata. E’ una relazione che nasce dalla mia intima relazione con il Comandante Che Guevara e la sua famiglia. Per questa ragione mi ha dato molto fastidio il modo con cui è stata coinvolta in questa polemica.

Mi hanno riferito che le sono stati messi in bocca riferimenti alla mia persona e quando li ho visti mi sono convinto che non erano veritieri. Ho esaminato insieme a lei quello che riportavano alcuni giornali italiani. Lei si è indignata ed ha smentito di aver detto quello cose. Per questo ha immediatamente inviato una lettera di smentita direttamente alla giornalista che aveva scritto quelle cose (3).

Si parla molto di una raccolta di libri (I sette tomi) del Che, i quali contengono lettere e documenti che Guevara ti chiedeva di far circolare tra i compagni cubani affinché ne discutessero. Di cosa si tratta?

Questa è una cosa che va spiegata molto bene. Quando il Che partì per il Congo, anche io come molti altri compagni – uomini e donne – desideravamo seguirlo in quel nuovo fronte di lotta. Ma in quel periodo ero stato appena nominato Ministro dell’Industria Zuccheriera (4) , prima ero Vice Ministro con il Che al Ministero dell’Industria. Chi ha influito su quella nomina è stato proprio Che Guevara. Ho spiegato in un recente libro - “ Che. El camino del fuego” – come avvenne questa mia designazione a ministro, che fu un bel po’ diversa da quelle usuali con cui si nomina un ministro. Fu molto “sui generis”, tipica del nostro socialismo tropicale. Il Che mi chiamò alle sei mattina e mi invitò a casa sua, mi aprì la porta di persona e disse “Buon giorno signor ministro!” rivelandomi di aver concluso a tarda notte un Consiglio dei Ministri. Pensavo che il Che dovesse recarsi all’estero per cui mi dovesse lasciare le sue incombenze di Ministro dell’Industria e invece mi disse che non doveva partire ma che nella notte mi avevano nominato Ministro dell’Industria Zuccheriera e mi invitò a fare colazione insieme.

Io mi risentii un po’ perché non mi avevano consultato prima “Non sono mica una sedia o un tavolo che mi spostate così!” replicai. Il Che mi rispose con una risata, mi invitò a sedermi e a parlare di lavoro affermando ironico che “un posto da ministro non dispiace a nessuno”. Così è andata la mia nomina a ministro e cominciammo a discutere del lavoro che mi attendeva come Ministro dell’Industria Zuccheriera.

Alcuni mesi dopo, nell’aprile del 1965, il Che partì per il Congo ed io volevo partire con lui, a causa di questo in quei mesi i nostri rapporti furono molto duri.

Immediatamente dopo che partì, pensai di mettere insieme i documenti, le lettere e gli articoli che il Che aveva scritto quando stava a Cuba. Per un anno, con l’aiuto di due compagni – Oltuski e Carrero che è deceduto – mi sono dedicato a recuperare tutto il materiale scritto e registrato. Dopo un anno di lavoro vennero fuori sette libri compilati in modo molto artigianale perché non avevamo esperienza editoriale, poi decidemmo di stamparli. Venne fuori una cosa molto interessante dal punto di vista storico ma anche per me.

Accadde una cosa strana. Un anno dopo la conclusione della campagna in Congo e mentre pensavo che il Che fosse ancora a Praga – ci eravamo scritti quando lui era là – venni informato che il Che era a Cuba. Mi mandò a prendere per portarmi nel posto dove stava. In quel momento il Che era a Cuba in forma del tutto clandestina ed era tornato su sollecitazione di Fidel. Questa – tra l’altro – è una prova in più della stretta relazione del Che con Fidel, il quale gli aveva mandato a dire che le condizioni di sicurezza migliori per preparare la campagna in Bolivia erano proprio a Cuba. Fidel ha sempre avuto una grande attenzione personale alle condizioni di sicurezza di Che Guevara.

Quando incontrai il Che a Cuba, ebbi una sorpresa perché si presentò truccato e quasi irriconoscibile. Allora anche io gli feci una sorpresa e tirai fuori i sette libri che avevo stampato. La cosa gli piacque molto, vide i sette libri ma non sapeva ancora di cosa si trattasse. “Questa è la sua opera completa sulla Rivoluzione Cubana” gli dissi, lui fu molto contento e mi disse che “forse avevo fatto un buon pout pourrì”.

Poi si è letto tutti e sette i libri e nel secondo incontro mi disse che pareva un lavoro ottimo per tutti i rivoluzionari dell’America Latina per valutare le cose buone e le cose cattive fatte della Rivoluzione Cubana. Fra gli altri segnalò che poteva essere utile a Lucio Lima, il leader rivoluzionario guatemalteco che poi morì. Questa in sintesi è la storia dei sette libri con tutte le opere del Che prima che partisse per il Congo.

Alla luce del discorso tenuto da Fidel Castro all’università dell’Avana lo scorso 17 novembre (5) e dei processi in corso in America Latina- in modo particolare in Venezuela - sarebbe importante che la sinistra italiana potesse confrontarsi con te che hai vissuto tutto il processo della Rivoluzione Cubana. E’ possibile pensare ad una tua prossima visita in Italia?

Ne sarei onorato. Sono un “vecchio” che ancora lavora molto. Al momento sono molto impegnato, potrei dire che sono “monopolizzato” da una una cosa che mi interessa molto e che è la Rivoluzione Bolivariana in Venezuela. Ho provato una grandissima soddisfazione per il trionfo del Presidente Chavez. Sono stato in Venezuela lo scorso anno per presentare il mio libro “Il Che: el camino del fuego” ed ho conosciuto personalmente Chavez. Dedico molto tempo al mio lavoro con il Venezuela perché la straordinaria relazione che esiste tra la Rivoluzione Bolivariana e quella Cubana e il prestigio di cui gode il Che in Venezuela, fanno sì che i compagni bolivariani diano un enorme valore al nostro mezzo secolo di indipendenza. Come tutti sanno, l’idea di Fidel non è mai stata quella di esportare la nostra esperienza in altri paesi né di suggerire quello che si deve fare in Venezuela o in un altro paese. Mai venezuelani mi hanno chiesto di aiutarli fraternamente e lo sto facendo con molto piacere.
Sono andato a tenere conferenze e seminari, soprattutto nel campo della gestione delle imprese attraverso lo stile del Che ed ho degli impegni con loro per il prossimo anno, ma sono totalmente disponibile a venire in Italia per spiegare l’esperienza del Che.

NOTE:

Orlando Borrego è uno degli storici cubani più attendibile sulla vita, l’esperienza e le opere del Che essendone stato compagno di guerriglia e poi di lavoro al Ministero dell’Industria. Attualmente è il titolare della cattedra “Ernesto Che Guevara” all’università. Ha curato diversi libri sul Che ma in Italia, al momento….non sono stati pubblicati d alcun editore, né borghese né “di sinistra”.

(1) Figlio del più noto scrittore peruviano Mario Vargas Llosa, transitato come tanti altri dal campo progressista a quello reazionario e filo USA. L’articolo in questione è stato pubblicato in Italia dal Corriere della Sera

(2) L’articolo di Orlando Borrego è reperibile su giornale online www.rebelion.org

(3) Si tratta di Marina Zenobio, autrice di un articolo sul Manifesto nel quale mette in bocca ad Aleyda Guevara una frase secondo cui Orlando Borreco avrebbe manipolato i testi del Che. L’8 novembre Aleyda Guevara ha inviato questa lettera di smentita al Manifesto l’ha pubblicata venerdi 2 dicembre

(4) Siamo a metà degli anni Sessanta e l’industria zuccheriera a Cuba era strategica

(5) Il 17 novembre 2005, Fidel Castro ha tenuto un importante discorso all’università dell’Avana in cui ha rilanciato l’offensiva politica contro “i nuovi ricchi” e i rischi che ciò comportano per la Rivoluzione e la società cubana.

Intervista effettuata da Mario Baldassarri per Radio Città Aperta

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