A La Habana se la stanno ridendo sotto i baffi; ancora una volta, giocando nel loro solito stile sporco, hanno beffato tutti, e senza neanche apparire.
Ideato a La Habana, finanziato a Caracas, approvato in Sao Paulo, l'Honduras rappresenta una delle operazioni piu' cruciali del foro di sao paulo in questo momento, e a occhi esperti, ne denota l'enorme posta in gioco.
Lula procede nel doppiogiochismo di appoggiare discretamente nelle crisi piu' gravi e imporsi come mediatore autorevole, secondo l'ideologia machiavelo-castrista secondo cui "tutto e' permesso a noi che siamo nel giusto".
Apparentemente nel gioco delle parti, chavez ha scelto il ruolo del cattivo: alleato di Ahmadinejad, sostenitore delle FARC, implacabile nemico USA.
E gli stati peones, come in un gioco sadico di topi, fiancheggiano, appoggiano, mettono bastoni di traverso negli ingranaggi internazionali.
E non c'e' una forza coesa e intelligente che li contrasti, come ben aveva predetto fidel a chavez: la democrazia no sirve, cometela en salsa electoral, y nadie se dara cuenta de nada