DVD – “La minaccia”, di Silvia Luzi e Luca Bellino
In questo documentario distribuito dalla Suttvuess, la giornalista Silvia Luzi e il giovane regista Luca Bellino accompagnano lo spettatore in un viaggio attraverso il Venezuela di Hugo Chàvez. Il film segue le linee dell’inchiesta classica ed innesca alcune riflessioni su una vasta gamma di problematiche che (evidentemente) non riguardano soltanto lo Stato in questione
Anno: 2007
Durata: 86’
Distribuzione: Suttvuess
Genere: documentario
Regia: Silvia Luzi e Luca Bellino
Formato DVD/Video: 1.78:1
Audio: originale
Sottotitoli: italiano, inglese, spagnolo
Extra: tre filmati: Abueta, Cota Mil, Manifestazioni
Durata: 86’
Distribuzione: Suttvuess
Genere: documentario
Regia: Silvia Luzi e Luca Bellino
Formato DVD/Video: 1.78:1
Audio: originale
Sottotitoli: italiano, inglese, spagnolo
Extra: tre filmati: Abueta, Cota Mil, Manifestazioni
IL FILM
La giornalista Silvia Luzi e il giovane regista Luca Bellino (Il quinto mondo) accompagnano lo spettatore in un viaggio attraverso il Venezuela di Hugo Chávez, seguendo da vicino le vicissitudini che precedettero il referendum per la riforma costituzionale del 2 dicembre 2007 che rappresentò la prima sconfitta, dopo nove anni caratterizzati da un indiscusso potere decisionale, per il presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela.
Lungi dall’essere un’opera celebrativa della condotta del leader sudamericano, questo film dal titolo ambiguo vede proprio in quest’ultimo, e nella sua sostanziale dittatura imperniata di ideologia socialista, la vera minaccia per il Venezuela e l’elemento maggiormente destabilizzante per un Paese che, pur vantando la presenza sul territorio nazionale delle maggiori riserve petrolifere del pianeta, è martoriato da una pressante e crescente crisi economica. La macchina da presa si addentra nelle zone più malfamate del Paese e registra una realtà fatta di fatiscenti case in amianto, collegamenti stradali assenti o disastrati, uomini e donne con le mani e i piedi logorate dal pesante lavoro quotidiano che rilasciano interviste per sfogare l’angoscia dovuta alla piaga che maggiormente li affligge: l’assenza di acqua, un gravissimo problema col quale deve fare i conti la maggior parte della popolazione. Questo è il controcampo che i documentaristi offrono alle illusorie e ottimistiche notizie trasmesse dalle televisioni nazionali tenute sotto stretto controllo dagli organi di governo. Un sapiente utilizzo del materiale d’archivio permette infatti ai due autori di giocare sui contrasti e di mostrare allo spettatore come le rassicuranti parole del presidente Chávez non trovino un riscontro oggettivo nella realtà da loro filmata.
Il film segue le linee dell’inchiesta classica e mira ad innescare delle riflessioni nella mente dello spettatore riguardo una vasta gamma di problematiche che (evidentemente) non riguardano soltanto il Venezuela: lo sfruttamento delle riserve petrolifere; la contestata politica estera statunitense dell’amministrazione Bush; la permanenza delle ideologie tradizionali nel XXI secolo e la possibilità (o l’impossibilità) di modellarle e adattarle alla politica degli attuali stati nazionali; la libertà d’informazione; l’utilizzo dei media per la diffusione di un’immagine carismatica e impeccabile del leader; il culto del “corpo del capo” (per riprendere il titolo di un recente libro di Marco Belpoliti).
Silvia Luzi e Luca Bellino rinunciano all’utilizzo della voce narrante e raggiungono in questo modo un elevato grado di oggettività: il racconto si sviluppa attraverso le immagini e le interviste rivolte ai personaggi senza l’intervento diretto degli autori. Questa scelta, se da una parte ridimensiona il carattere autoriale del film, dall’altra concede allo spettatore maggiore libertà e autonomia per giungere a delle conclusioni molto personali. La minaccia, pur nella sua sostanziale classicità, conferma le possibilità narrative del documentario, genere cinematografico in continua evoluzione, e riesce a tutti gli effetti a raccontare una storia dotata di un prologo, di un climax narrativo, di un antefatto mostrato sottoforma di flash-back e di un epilogo con “colpo di scena” finale.
Lungi dall’essere un’opera celebrativa della condotta del leader sudamericano, questo film dal titolo ambiguo vede proprio in quest’ultimo, e nella sua sostanziale dittatura imperniata di ideologia socialista, la vera minaccia per il Venezuela e l’elemento maggiormente destabilizzante per un Paese che, pur vantando la presenza sul territorio nazionale delle maggiori riserve petrolifere del pianeta, è martoriato da una pressante e crescente crisi economica. La macchina da presa si addentra nelle zone più malfamate del Paese e registra una realtà fatta di fatiscenti case in amianto, collegamenti stradali assenti o disastrati, uomini e donne con le mani e i piedi logorate dal pesante lavoro quotidiano che rilasciano interviste per sfogare l’angoscia dovuta alla piaga che maggiormente li affligge: l’assenza di acqua, un gravissimo problema col quale deve fare i conti la maggior parte della popolazione. Questo è il controcampo che i documentaristi offrono alle illusorie e ottimistiche notizie trasmesse dalle televisioni nazionali tenute sotto stretto controllo dagli organi di governo. Un sapiente utilizzo del materiale d’archivio permette infatti ai due autori di giocare sui contrasti e di mostrare allo spettatore come le rassicuranti parole del presidente Chávez non trovino un riscontro oggettivo nella realtà da loro filmata.
Il film segue le linee dell’inchiesta classica e mira ad innescare delle riflessioni nella mente dello spettatore riguardo una vasta gamma di problematiche che (evidentemente) non riguardano soltanto il Venezuela: lo sfruttamento delle riserve petrolifere; la contestata politica estera statunitense dell’amministrazione Bush; la permanenza delle ideologie tradizionali nel XXI secolo e la possibilità (o l’impossibilità) di modellarle e adattarle alla politica degli attuali stati nazionali; la libertà d’informazione; l’utilizzo dei media per la diffusione di un’immagine carismatica e impeccabile del leader; il culto del “corpo del capo” (per riprendere il titolo di un recente libro di Marco Belpoliti).
Silvia Luzi e Luca Bellino rinunciano all’utilizzo della voce narrante e raggiungono in questo modo un elevato grado di oggettività: il racconto si sviluppa attraverso le immagini e le interviste rivolte ai personaggi senza l’intervento diretto degli autori. Questa scelta, se da una parte ridimensiona il carattere autoriale del film, dall’altra concede allo spettatore maggiore libertà e autonomia per giungere a delle conclusioni molto personali. La minaccia, pur nella sua sostanziale classicità, conferma le possibilità narrative del documentario, genere cinematografico in continua evoluzione, e riesce a tutti gli effetti a raccontare una storia dotata di un prologo, di un climax narrativo, di un antefatto mostrato sottoforma di flash-back e di un epilogo con “colpo di scena” finale.
IL DVD
Non ci sono problemi da evidenziare riguardo la qualità audio e video del film che nel complesso risulta essere buona. La pecca del DVD distribuito dalla Suttvuess è invece da ricercarsi nel menù che, oltre a mancare dell’ormai consueta “selezione scene”, propone dei contenuti extra consistenti in tre brevissimi filmati (Abuela; Cota Mil; Manifestazioni), i quali non approfondiscono nessun aspetto di quest’opera e si limitano a ribadire delle questioni già trattate nel documentario; ci si chiede pertanto per quale motivo non si sia deciso di inserirli direttamente nel film. Risulta invece buona la sottotitolatura che consente la scelta di tre lingue (italiano, inglese, spagnolo).
Non ci sono problemi da evidenziare riguardo la qualità audio e video del film che nel complesso risulta essere buona. La pecca del DVD distribuito dalla Suttvuess è invece da ricercarsi nel menù che, oltre a mancare dell’ormai consueta “selezione scene”, propone dei contenuti extra consistenti in tre brevissimi filmati (Abuela; Cota Mil; Manifestazioni), i quali non approfondiscono nessun aspetto di quest’opera e si limitano a ribadire delle questioni già trattate nel documentario; ci si chiede pertanto per quale motivo non si sia deciso di inserirli direttamente nel film. Risulta invece buona la sottotitolatura che consente la scelta di tre lingue (italiano, inglese, spagnolo).
Articolo del 23/04/2009 di Elio Ugenti